Uno degli errori classici

ERRORI DA EVITARE: perché compriamo azioni dell’azienda vicino a casa nostra?

Uno degli errori classici che fanno i risparmiatori (si chiama pregiudizio della familiarità) è quello di privilegiare nelle loro scelte di investimento titoli di aziende che hanno sede nella loro stessa zona. Le informazioni relative a queste aziende sono principalmente riferite dai mezzi di informazione locale (giornali, radio, televisioni) e, in quanto importanti nelle loro comunità di riferimento, vengono di fatto mediaticamente sovraesposte inducendo gli investitori a presumere di conoscerle bene e a convergere su di esse investimenti di entità superiore al dovuto ritenendole più solide e redditizie di imprese altrove localizzate.

Una ricerca di Huberman sul possesso di azioni delle società telefoniche regionali sorte dallo smembramento del colosso AT&T rese evidente il fenomeno (queste società erano sette e vennero denominate “Baby Bell).

Egli si servì di dichiarazioni fornite dalle compagnie telefoniche che davano informazioni sul numero di azionisti e sulla quantità di azioni detenute in ognuno degli stati nei quali operava almeno una di queste aziende. A distanza di 12 anni dallo smembramento emerse che gli investitori continuavano a sovrappesare nei loro portafogli i titoli di quelle aziende, le Baby Bell, a scapito di quelli delle altre aziende regionali.

Considerando l’insieme di tutti gli stati, le azioni della Baby Bell locale detenuta dai residenti di ogni stato risultava mediamente superiore, rispetto alla frazione di capitale delle altre compagnie regionali, di 2,7 volte. L’ammontare investito nella Baby Bell locale risultava inoltre mediamente superiore di 3,15 volte quello investito nelle altre società.

I problemi connessi a un’allocazione regionale rispetto ad una nazionale (o meglio ancora, sovranazionale) sono piuttosto evidenti sotto il profilo della razionalità. Investendo infatti in aziende della propria zona si corre l’inutile rischio che ad esempio una calamità naturale si porti via contemporaneamente l’abitazione ed i risparmi di una vita.

In Italia abbiamo recentemente avuto un esempio evidente delle nefande conseguenze di questi rischi con la vicenda Parmalat. Tra i maggiori azionisti e detentori di azioni ed obbligazioni di quella società, apparentemente solidissima e addirittura ben inserita nel mercato europeo, proprio i cittadini parmensi e gli emiliani in genere sono rimasti invischiati in quel fallimento di Parmalat e in moltissimi casi si scoprì che molti risparmiatori di quella regione avevano convogliato l’intero patrimonio finanziario familiare sia nelle azioni che nelle obbligazioni di quell’azienda con l’inevitabile conseguenza di ritrovarsi con il classico pugno di mosche fra le mani.

Questo, che in gergo tecnico viene denominato “pregiudizio localistico“, non è altro che una delle molte forme attraverso le quali gli investitori si caricano di rischi assolutamente inutili ed irragionevoli. L’antidoto, in questo caso, è una corretta e razionale diversificazione del portafoglio. Del resto il desiderio di ricavare dagli investimenti le massime utilità possibili ha fatto fin troppo spesso dimenticare ai risparmiatori italiani una delle più antiche regole che le nostre trisavole ben conoscevano, e senza aver mai frequentato alcun corso di economia o di finanza: “mai mettere tutte le uova nello stesso paniere…” . Semplice, no?