Categoria: Investimenti finanziari

Agli orfani del tasso perduto

Purtroppo le cattive abitudini sono dure a morire e, a cadenze quasi regolari, molti consulenti finanziari ritornano alla carica sottoponendo ai loro referenti l’offerta del momento proveniente da una certa banca o da una certa società di tassi, se non propriamente allettanti almeno sufficientemente accettabili. Nei giorni scorsi ho letto un articolo di Laura Naka Antonelli intitolato “BCE e conseguenze tassi negativi, UBS conferma: commissione su conti correnti sopra questa soglia” che tutti i risparmiatori dovrebbero leggere per capire in quali difficoltà si stia navigando.

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Le banche possono fallire? Come mai? …E la mia?

Non ho mai visto nella mia lunga esperienza professionale un solo risparmiatore che abbia mai valutato personalmente la solidità della propria banca o l’abbia fatto fare ad un esperto, né ho mai conosciuto un solo investitore che abbia mai azzardato, nemmeno lontanamente, l’ipotesi del mancato rimborso degli interessi e del capitale investiti nelle obbligazioni “della casa”. Non parliamo poi di quei risparmiatori addirittura felici di essere riusciti ad acquisire lo status di socio della banca. Eppure le regole piano piano sono cambiate, le banche hanno iniziato ad avventurarsi in investimenti a dir poco azzardati.

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Perché tendiamo a sopravvalutare le performance dei nostri investimenti?

Alcuni esperimenti confermano questa affermazione. Fu chiesto ad un gruppo di studenti di scegliere fra due ristoranti mediante un confronto fra i loro menu. Quando fu preso in considerazione il menu completo il gruppo si divise quasi equamente fra l’una e l’altra opzione ma la faccenda mutò quando la scelta fu fatta piatto per piatto. Ben quattro studenti su cinque optavano per il ristorante al quale andava la propria preferenza dopo il confronto della prima coppia di pietanze. Quando siamo di fronte ad un confronto tendiamo a cercare le informazioni che vanno a supportare le nostre opinioni mentre evitiamo di considerare, o quantomeno a sottovalutare, quelle che la contrastano.

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Italiani e banche locali: siamo alla fine di un amore?!?

Gian Antonio Stella, il coautore del celeberrimo libro “La Casta”, ha inteso dire la sua con un articolo pubblicato in questi giorni sul Corriere della Sera, articolo amaro che mette il dito nella piaga sulla situazione che si è venuta a creare per moltissimi miei corregionali possessori di azioni ed obbligazioni della Popolare Vicentina. L’articolo si intitola “Imprese, azionisti, famiglie. La lunga illusione di Vicenza” che riporto integralmente. Buona lettura.

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Sentenza della Consulta. Possibili “effetti collaterali”…

Il decreto 96717 del Ministero dell’Economia e delle Finanze dice che dal 1° gennaio 2013 tutte le emissioni di titoli di Stato italiani con durata superiore a un anno sono soggetti a delle Clausole di Azione Collettiva che prevedono che i termini e le condizioni dei titoli di Stato possono essere modificati mediante un accordo tra l’Emittente (lo Stato o Ente collegato) e una percentuale di detentori (gli investitori).

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Il controllo del rischio. L’unica vera salvaguardia dei risparmiatori

In questi ultimi anni abbiamo assistito a una sistematica caduta dei rendimenti che hanno spinto i corsi di titoli, fondi e gestioni al di là di ogni più rosea aspettativa gratificando gli investitori; per metodo di lavoro e per esperienza ho cercato di coniugare questi rendimenti con un rigido controllo del rischio nella consapevolezza che […]

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Quanto è difficile parlare di pianificazione finanziaria. Se poi si parla di previdenza… (PART II)

Ci siamo lasciati sottolineando come la pianificazione previdenziale non sia facile da praticare, soprattutto se non si ha coscienza del problema; all’incontrario, noi cosiddetti “esperti” siamo quantomeno consapevoli del fatto che individui impulsivi, emotivi e con scarsa educazione finanziaria sono soggetti poco disposti verso la programmazione di lungo termine. Continuiamo il nostro ragionamento insieme.

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Quanto è difficile parlare di pianificazione finanziaria. Se poi si parla di previdenza… (PART I)

Negli ’80 lavoravo in banca e il mio direttore di allora che mi chiese, visto che stavo studiando economia all’Università, cosa ne pensassi dell’ipotesi di mettere un tetto alle prestazioni pensionistiche pubbliche dato che il sistema, a suo avviso, non avrebbe retto ancora a lungo. La questione mi attrasse e approfondii la mia conoscenza delle dinamiche demografiche e iniziai un percorso conoscitivo dei sistemi di previdenza complementare dei paesi sviluppati: ne convennii che la domanda postami aveva solidi fondamenti logici.

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